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Reportage

Dalmazia e Montenegro - Un viaggio all'impronta dell'internazionalità

DALMAZIA E MONTENEGRO
UN VIAGGIO ALL’IMPRONTA DELL’INTERNAZIONALITÀ

Debbie, neozelandese, e Claudia, italiana, percorrono insieme Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro



Come in una fiction televisiva il nostro tour inizia con Spalato, scenografia della seconda stagione del celeberrimo Trono di Spade. La città è ancora circondata da possenti mura e maestose porte d’ingresso, le piccole baie intorno agli ingressi della città tutt’oggi difesi da storiche fortezze come il Fort Clissa (nella serie corrisponde alla fortezza di Meereen). Ma Spalato è soprattutto nota per le sue vestigia romane: l’intera città reca ancora l’impronta del maestoso palazzo di Diocleziano. Le quattro porte d’ingresso oltre a segnare i punti cardinale hanno ancora oggi i nomi latini: porta Bronzea, Ferrea, Argentea e Aurea. Qui si apre la piazza principale che un tempo costituiva l’eretteo; oggi è un teatro all’aria aperta dove turisti e visitatori si ritrovano la sera per mangiarsi un gelato accompagnati da musicisti di strada.

La cattedrale e il limitrofo battistero di S. Giovanni non sono altro che modifiche medievali di templi pagani: le colonne, i fregi, la cupola e gli altari sono tutti ricavati da precedenti costruzioni.

Prima di iniziare il nostro viaggio “on the road” abbiamo preso il traghetto per Trogir, piccola isola fortificata e con un bel centro medievale, tutto costruito, come per Spalato, con la celebra pietra bianca dalmata.

Viaggiando sui traghetti lungo la costa, si scorgono continuamente nuove isole, alcune piccolissime e completamente rocciose, altre più grandi, allungate e ricoperte di vegetazione: sembra di navigare su un immenso lago.

Lasciamo per qualche giorno la splendida costa dalmata per avventurarci nell’entroterra: facciamo rotta verso la Bosnia Erzegovina, le strade si fanno più strette e tortuose, i paesaggi più rurali e meno frequentati fino a che non raggiungiamo Medjugorje. Il santuario domina il piccolo centro abitato, folle di pellegrini affollano le strade, la chiesa all’aperto ci stupisce per il numero di posti seduti e per la ferrea organizzazione. Intorno un mondo ancora in parte agricolo, peccato che non abbiamo tempo per benché brevi deviazioni, Mostar ci aspetta.

Scendendo dai rilievi circostanti, la città ci sorprende per la sua estensione e per il numero di costruzioni moderne dovute purtroppo alle distruzioni subite durante l’ultima guerra d’indipendenza nazionale, ma basta avvicinarsi al fiume per assaporare la vera anima di Mostar.

Le sue strade acciottolate conducono, attraverso affollati mercati di stampo turco, al celebre ponte che le ha dato il nome (most in croato e in altre lingue slave significa appunto ponte). Oggi grazie ad aiuti internazionali i due bastioni e il ponte sono stati perfettamente restaurati, ovunque ci sono però le terribili immagini della guerra e di quando questo simbolo ed essenziale punto di collegamento tra le due parti della città era stato minato (specie nel Museo della guerra e delle vittime del genocidio). Ceniamo in un piccolo ristorante sulle sponde della Neretva da dove si possono ammirare le sagome dei minareti e dell’hamman: gli ottimi ćevapčići e ražnjići (polpette e spiedini di carne), il panorama e la buona e semplice cucina ci fanno dimenticare gli orrori delle foto di guerra appena viste.

Di buon ora ci dirigiamo di nuovo verso la costa, per un lungo tratto di strada costeggiando il parco Hutova Blato ricco di laghi e fiori coloratissimi, fino ad arrivare in prossimità del breve tratto di mare in territorio bosniaco: qui cerchiamo di passare la frontiera e con nostro grande stupore ci troviamo di fronte non una fila di auto bensì un branco di capre. Il doganiere è più stupito di noi e invece di chiederci i documenti domanda se siamo arrivate fin lì grazie al GPS: "Certo!", rispondiamo noi orgogliose. Lui ribatte: "Mi spiace, dovete tornare indietro: questa non è una dogana internazionale, ma solo per traffico locale...". Meno male che per arrivare all’altro posto di frontiera non dobbiamo fare molta strada in più e per il nostro traghetto che da Orebec ci porta all’isola di Korcula abbiamo tempo a sufficienza.

Korcula, oltre a preservare interessante un centro storico, vanta dei punti di mare splendidi, un’acqua limpidissima e piccole baie poco frequentate; dal nostro hotel, tranquillo e un po’ decentrato, si gode di una vista stupenda, mentre per la sera si può godere dell’animato centro con i suoi ristoranti e gelaterie.

Da qui con un corto tragitto in traghetto si raggiunge il parco nazionale di Mljet, l’isola della tranquillità: i suoi due grandi laghi interni e una laguna salmastra offrono un diverso approccio con il mare e la natura, più avventuroso e all’impronta dello sport (giri in bicicletta, kayak, canoa, trekking) oppure si può stare semplicemente distesi in una delle tante piccole calette di sabbia e sassi e nuotare.

Si rientra verso la terraferma attraverso il paesino di Stagno, famoso già in epoca antica per le saline e quale punto strategico della penisola di Sabbioncello. Il piccolissimo centro storico è circondato da ciclopiche mura lunghe ben 5,50 km, tutte interamente percorribili e che conducono al punto panoramico dove in alto sorgeva la cittadella medievale, in tutto si contano ben 40 torri di difesa, un numero che sembra esorbitante tenendo conto di quanto oggi è piccolo il paese.

In serata arriviamo alla perla della costa dalmata, Dubrovnik, oggi forse la città più visitata di tutta la Croazia grazie al già citato Trono di Spade girato in buona parte in città e nel Fort Lovrijenac. Come tanti turisti facciamo il nostro ingresso in città attraverso la maestosa Porta Pile e subito ci troviamo di fronte l'ampio corso principale, lo "Stradun". Questa arteria divide in due la città: la parte dei ricchi nel versante del mare e della cattedrale di S. Maria Maggiore e quella del ceto medio-basso, caratterizzata dalla bellissima chiesa dei francescani che conserva ancora oggi una splendida bibloteca e la farmacia storica. Una cosa accomuna i due versanti, i vicoli stretti, il numero sorprendente di chiese e piccole cappelle e naturalmente il materiale di costruzione, la bianca pietra dalmata. Questa caratteristica fa sì che le pareti esterne dei palazzi signorili e delle chiese, con la luce della sera acquisiscano un rilassante colore dorato.
 
Il giorno successivo, di buon ora per evitare il caldo, iniziamo il giro delle fortificazioni: una passeggiata di quasi 2 km a 25 metri di altezza che ci permette di dominare ogni parte della città sia dentro le mura con le chiese e palazzi che fuori come il lazzaretto, il porto vecchio (che anticamente veniva chiuso di notte con una catena) e la fortezza nel golfo di fronte a Porta Pile (Fort Lovrijenac). Il circuito prevede l'ingresso anche ad alcuni musei tra cui quello navale che fa ben comprendere l'importanza strategica di Ragusa (il nome dato dai veneziani a Dobrovnik) dall'antichità ad oggi.
 
Lasciamo definitivamente la Croazia per scoprire un nuovo paese, il Montenegro. Qui i rilievi si fanno più aspri e la vegetazione più rada, la costa è estremamente frastagliata fino ad inoltrarci in un vero e proprio fiordo, le bocche di Cattaro.

La strada costiera è tortuosa e traversa numerosi paesini, noi come molti altri turisti ci fermiamo a Perast che oltre alle belle costruzioni del piccolo centro offre la possibilità di fare una breve gita in barca alle due isole: San Giorgio e Madonna dello Scalpello, detta anche Nostra Signora delle Rocce. Quest'ultima è stata chiamata così in quanto la tradizione vuole che sia stata costruita artificialmente intorno ad uno scoglio: qui alcuni pescatori avevano ritrovato l'immagine di una Madonna con bambino e la devozione li ha spinti alla costruzione del santuario.
 
Alla fine del fiordo si estende Kotor, tappa di numerose crociere. La cittadina seppur piccola vanta una trentina di chiese, numerosi palazzi e un'imponente cinta muraria. La sera al tramonto abbiamo fatto una passeggiata sulle mura fino alla cappella di Nostra Signora della Salute: il panorama del fiordo e sul Kotor è veramente mozzafiato. Al ritorno ci siamo concesse un ottimo gelato artigianale: proprio di fronte ai nostri occhi un'esperto gelataio versa il latte su una piastra di acciaio freddissima, unisce frutta a nostra scelta ed inizia ad impastare con una speciale spatola, spalma la crema così preparata sulla piastra e con una seconda spatola componeva in una coppetta il gelato a forma di rosa. Una vera opera d'arte sia per l'aspetto che per il sapore.
 
Eccoci purtroppo giunti al termine del nostro viaggio nei Balcani. Dopo un gran tour frenetico e ricco di città d'arte ci concediamo una pausa fresca e rilassante sul Lago di Scutari, proprio al confine con l'Albania. Un vero paradiso per gli uccelli e per i pesci, con sullo sfondo il profilo affascinante e remoto delle Alpi albanesi. Un'immagine rilassante che sta già diventando un ricordo bellissimo di questa terra fatta di luce, di mare e gente cordiale.

Claudia Vignoli,
Giugno 2019

 


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